Dichiarare crypto nel 2024: tutto quello che devi sapere

Dichiarare crypto

Dichiarare crypto nel 2024: sì o no? Anche per quest’anno è ancora necessario dichiarare le proprie crypto-attività, affinché l’Agenzia delle Entrate possa monitorarle dal punto di vista fiscale. 

Ti chiedi come e quando devi dichiarare le crypto nel modo corretto per non rischiare sanzioni? Allora dovrai assolutamente leggere questo articolo. 

 

Dichiarare crypto nel 2024: ma cosa sono le crypto?

Prima di sapere come dichiarare le crypto è meglio avere ben chiaro di cosa stiamo parlando. Le crypto rappresentano una modalità di moneta digitale, che può essere usata per effettuare transazioni o investimenti.  

La parola “crypto” indica una valuta protetta da crittografia, quindi accessibile solo tramite un codice informatico specifico, comprensibile solo alle persone autorizzate. A differenza del sistema bancario tradizionale, le cripto non dipendono da un registro centrale come le banche, ma si basano su una tecnologia che coinvolge reti di computer.  

Queste valute sono private, non emesse o garantite da autorità pubbliche o banche centrali. Ci sono tantissime varietà di crypto e una ventina tra le più conosciute come Bitcoin, Ethereum e Litecoin e costituiscono il 90% del mercato totale. 

Devi sapere che il valore delle crypto è instabile perché si basa sul rapporto tra domanda e offerta.  

 

Dichiarare crypto nel 2024: conosciamo le Stablecoin

Abbiamo detto che le crypto sono volatili, tuttavia, esiste una categoria di crypto progettate per garantire stabilità di prezzo: le stablecoin. 

Il valore di una stablecoin è legato al prezzo di un altro asset. Per farti capire meglio: le stablecoin legate a valute ufficiali mantengono la loro stabilità nel tempo poiché queste ultime sono soggette al controllo delle banche centrali. 

L’obiettivo delle stablecoin è proprio quello di fornire tutti i vantaggi delle crypto riducendo al minimo la volatilità. Questo significa che è possibile acquistarle e conservarle senza preoccuparsi delle fluttuazioni di valore. 

Se possiedi delle crypto o stai pensando di acquistarle, oltre a doverle dichiarare, devi assolutamente sapere cosa sono le crypto-attività

 

Dichiarare crypto nel 2024: definizione di cryptoattività

Le cripto-attività sono definite dalla Legge come “rappresentazioni digitali di valore o diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia simile”. 

Quindi le crypto-attività sono rappresentazioni digitali di valore o diritti che possono essere emesse, registrate, trasferite e archiviate in modo decentralizzato. 

 

Come funzionano le crypto nel 2024?

Le crypto possono essere vendute oppure usate per fare acquisti online, infatti, già molti siti web e negozi virtuali accettano Bitcoin e altre crypto come metodo di pagamento. 

Per conservare e vendere le crypto, è necessario possedere un cripto wallet, ovvero un portafoglio virtuale dove è possibile conservare le proprie monete digitali. 

Ogni wallet ha due tipi di chiavi: una pubblica e una privata. 

La chiave pubblica si tratta di un codice condiviso con gli utenti del sistema e ci torna utile per ricevere pagamenti, mentre la chiave privata è segreta e nota solo al proprietario del wallet. Quest’ultima viene utilizzata per autorizzare e firmare le transazioni in modo da garantire la sicurezza delle operazioni finanziarie online. 

 

Cos’è il Mining?

Il mining delle crypto è il processo attraverso il quale vengono validate e registrate le transazioni sulla blockchain. In termini semplici, il mining è l’attività che risolve problemi matematici utilizzando la potenza di calcolo computazionale.  

Chiunque abbia un computer con le risorse hardware e software necessarie può partecipare al mining. Il profitto che si ricava dal mining dipende da quale crypto si “estrae”. 

Una volta risolto un problema, il “minatore”, colui che estrae la crypto, aggiunge un nuovo blocco di transazioni alla blockchain e viene ricompensato con una quantità di crypto, come ad esempio nuovi Bitcoin. 

 

Dove Acquistare e vendere Crypto?

Online esistono portali denominati exchange dove è possibile acquistare e vendere crypto, tra cui Binance, Coinbase Exchange e Huobi Global. Tuttavia, è importante considerare che molte di queste piattaforme applicano tariffe per le transazioni effettuate, che potrebbero incidere sui potenziali rendimenti. 

In alcuni casi, le crypto possono essere acquistate utilizzando l’euro o la criptovaluta stessa. Per fare trading, è necessario creare un account su uno di questi exchange, in modo da trasferire fondi “reali” per l’acquisto di crypto. 

 

Plusvalenze e minusvalenze: cosa sono e perché dichiararle

Le attività di cui abbiamo parlato fino a questo momento possono generare plusvalenze e/o minusvalenze.  

La plusvalenza è la differenza tra il valore di vendita delle crypto-attività e il costo di acquisto, che deve essere documentato. 

Le minusvalenze, invece, si verificano quando il prezzo di vendita di una crypto è inferiore al prezzo di acquisto. Queste sono importanti perché possono essere utilizzate per compensare le plusvalenze, riducendo così l’imposta sulle plusvalenze complessive. 

 

Scopriamo cos’è il Capital Gain delle crypto

Il capital gain delle crypto è la plusvalenza, ovvero quando si realizza un profitto rispetto al loro prezzo di acquisto; questo guadagno è soggetto a tassazione in molti paesi e può essere considerato come una forma di reddito o guadagno finanziario da dichiarare.

Rendita passiva: lo Staking 

Lo “staking” è una modalità di guadagno passivo. Il processo di staking coinvolge i membri di una rete che ricevono premi per bloccare le proprie crypto nei wallet con il fine di convalidare le transazioni della rete o di offrire liquidità ad altri. 

Devi sapere che esistono due approcci diversi per partecipare al processo di staking nelle reti blockchain: ‘staking diretto‘ e ‘staking indiretto‘. 

Staking diretto: con in questo metodo, i partecipanti mantengono il controllo diretto delle proprie monete e le bloccano nel proprio wallet o in un nodo di rete specifico. Possono essere richiesti requisiti tecnici specifici, come il mantenimento di un nodo attivo sulla rete blockchain. I premi per lo staking vengono distribuiti direttamente ai partecipanti che effettuano lo staking. 

Staking indiretto (o delegato): questo approccio coinvolge l’uso di servizi di terze parti o piattaforme di staking per partecipare al processo senza dover mantenere un nodo attivo o gestire direttamente le proprie monete. Gli utenti possono depositare le proprie criptovalute su queste piattaforme, che si occupano della gestione tecnica dello staking e distribuiscono i premi agli utenti in base al contributo fornito. 

Entrambi i metodi hanno vantaggi e svantaggi. Lo staking diretto offre maggiore controllo e sicurezza, ma può richiedere competenze tecniche e una quantità significativa di risorse per mantenere un nodo attivo. Lo staking indiretto è più accessibile e conveniente per molti utenti, ma comporta il rischio di affidare le proprie criptovalute a terze parti e potrebbe comportare commissioni o costi aggiuntivi. 

 

Monitoraggio fiscale: quando vanno dichiarate le criptovalute?

Coloro che detengono investimenti, attività finanziarie estere o criptovalute devono dichiararle annualmente. Lo stesso vale per coloro che, pur non essendo direttamente proprietari di tali investimenti in Italia o all’estero, ne hanno il controllo effettivo.  

La detenzione di criptovalute si deve dichiarare nel modello redditi nella sezione chiamata Quadro RW insieme a tutte le altre forme di cripto-attività detenute tramite portafogli, conti digitali o altri sistemi di archiviazione, poiché possono generare redditi tassabili in Italia. 

Questo obbligo non si applica solo alle persone fisiche, ma anche agli enti commerciali, società semplici e soggetti simili. 

L’obbligo di monitoraggio fiscale delle cripto-attività è applicabile indipendentemente dal modo in cui sono archiviate o conservate. Questo vale sia per le cripto-attività detenute all’estero che in Italia. 

L’omessa dichiarazione delle crypto ai fini del monitoraggio fiscale comporta l’applicazione delle sanzioni di cui parleremo nei paragrafi successivi. 

 

Dichiarazione dei redditi crypto 2024: i passi per compilarla in modo corretto

Anche se non generi guadagni grazie alle crypto, devi comunque dichiararle. Il modello per dichiarare crypto nel 2024 è il Modello Redditi Persone Fisiche. Ci sono due quadri da tenere in considerazione nel momento in cui dovrai dichiarare le crypto-attività, ecco quali sono. 

 

Dichiarazione dei redditi crypto: come compilare il quadro RW

Se non hai ottenuto redditi con le tue crypto sarai comunque tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi utilizzando il modello Redditi Persone Fisiche ai fini del monitoraggio fiscale. Poiché per l’Agenzia delle Entrate, le valute digitali sono considerate come valute estere. 

Per la compilazione del Quadro RW sarai tenuto ad indicare il costo di acquisto delle tue crypto in euro e il valore che le tue crypto avranno alla fine dell’anno. Per questo motivo, è fondamentale farsi rilasciare la certificazione da parte dell’intermediario presso cui hai il tuo wallet. 

La compilazione della Dichiarazione dei redditi, soprattutto quando possiedi le crypto, è un’attività che richiede tanta attenzione e conoscenze fiscali.  

Perciò è sempre meglio affidarsi ad un commercialista o una società di consulenza fiscale digitale come Quickfisco per evitare possibili errori e dover pagare le conseguenze. 

 

Dichiarare crypto 2024: quadro RT

All’interno del Modello Redditi Persone Fisiche, troveremo il Quadro RT, nel quale si devono inserire i redditi e gli strumenti finanziari come azioni, obbligazioni e crypto che hanno generato plusvalenze e che sono soggetti all’imposta del 26% di cui abbiamo parlato prima. 

Sempre in questa sezione, vanno dichiarate anche eventuali minusvalenze. 

Le plusvalenze da crypto e gli altri proventi realizzati se non superano la franchigia di 2.000 euro nel periodo di imposta di riferimento non sono fiscalmente rilevanti.  

Ai fini della tassazione, le plusvalenze e gli altri proventi derivanti dalle cripto-attività possono essere compensate con le relative minusvalenze. 

 

Novità crypto 2024: scoprile tutte 

La legge di Bilancio 2024 ha portato diverse novità tra imposta di bollo e tassazione. Passa subito al prossimo capitolo per scoprirlo. 

 

Imposta di bollo

L’imposta di bollo richiede il pagamento dello 0,2% ogni anno sul valore delle crypto che si possiedono al 31 dicembre di ogni anno.  

Se il cliente non è una persona fisica, l’imposta massima da pagare è di 14.000€. L’imposta di bollo è calcolata sul valore delle crypto alla fine del periodo di rendicontazione o al 31 dicembre di ogni anno. Questo valore è fornito dall’intermediario o dal fornitore di servizi che applica l’imposta.  

L’imposta di bollo deve essere pagata utilizzando il modello F24 entro le normali scadenze della dichiarazione dei redditi. 

 

Successioni e donazioni

L’imposta sulle successioni e donazioni si applica ai trasferimenti di crypto in caso di morte o donazione. 

Per calcolare l’imposta, si deve stabilire il valore delle crypto determinato dal il valore di mercato al momento dell’apertura della successione. Questo stesso criterio si applica anche alle crypto oggetto di donazione, sempre tenendo conto del valore di mercato al momento della donazione. Il valore può essere trovato sulle piattaforme di scambio dove le crypto sono acquistate o dove sono negoziabili. 

Se il defunto o il donante è residente in Italia, l’imposta si applica alle crypto, anche se si trovano all’estero. Diversamente, l’imposta si applica solo alle crypto presenti in Italia. 

Inoltre, anche le crypto detenute da fornitori di servizi residenti in Italia o conservate su supporti di archiviazione nel territorio italiano siano soggette all’imposta sulle successioni e donazioni. 

 

Cosa succede se non dichiaro le crypto nel 2024?

Se sei arrivato fino a questo paragrafo significa che ormai ti è chiaro che si devono dichiara le crypto. 

Infatti, chi non dichiara le crypto rischia sanzioni salate. La sanzione per la mancata dichiarazione delle crypto nel quadro RW può variare dal 3% al 15% dell’ammontare degli importi non dichiarati.  

Questa percentuale dipende dalla gravità della violazione e dalla quantità di crypto non dichiarate. Quindi, se un contribuente non ha segnalato correttamente le proprie crypto detenute all’estero, può essere soggetto a questa sanzione in base al valore complessivo dell’importo non dichiarato. 

La sanzione può aumentare se il “wallet” non dichiarato si trova in uno Stato incluso nella black list. In questo caso, la sanzione può variare dal 6% al 30% 

 

Devo aprire partita iva se guadagno con le crypto? 

Aprire partita iva per guadagnare con le crypto dipende dall’attività che svolgi: 

  • Se investi in crypto, non è necessario aprire una Partita IVA, poiché questo tipo di investimento è simile a un investimento in valuta estera. In questo caso, è sufficiente dichiarare il valore delle criptovalute nella tua dichiarazione dei redditi. 
  • Se invece svolgi attività di consulenza, è necessario aprire una Partita IVA e avrai bisogno del supporto di un commercialista per aprire e gestire la tua attività. 

Quanto costa dichiararle con Quickfisco e CryptoBooks

Come abbiamo visto, dichiarare le crypto non sempre è stata una passeggiata, ma non ti preoccupare! 

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