Aprire partita iva ingegnere in regime forfettario: come iniziare subito

ingegnere

Sei un ingegnere e hai sentito parlare del regime forfettario? Finalmente ti sei laureato in ingegneria e ti piacerebbe esercitare la professione? Oggi ti spieghiamo tutto passo passo, da come si diventa ingegneri, all’apertura della partita IVA, dall’emissione della prima fattura, al calcolo delle tasse (lo so, l’argomento più brutto l’ho messo alla fine).

Cominciamo subito.

 

Come si diventa ingegneri?

Innanzitutto, per diventare ingegneri occorre una laurea in ingegneria.

Seconda cosa, dobbiamo distinguere le due sezioni dell’albo. La sezione A interessa chi ha conseguito una laurea magistrale permette di conseguire il titolo professionale invece, la sezione B è dedicata a chi ha conseguito un titolo di laurea o con il diploma universitario, con il titolo di laurea specialistica/magistrale e quinquennale vecchio ordinamento e permette di conseguire il titolo professionale di Ingegnere Junior.

A loro volta queste due sezioni si dividono in tre settori:

  • civile e ambientale,
  • industriale e dell’informazione
  • elettrica e Meccanica.

 

Ora capiamo come fare l’abilitazione e superare l’Esame di Stato.

 

Requisiti abilitazione e Esame di Stato per diventare ingegnere

Oltre alla laurea, occorre presentare la domanda per la partecipazione all’Esame di Stato e versare la relativa tassa di ammissione a cui occorre aggiungere un contributo stabilito dallo specifico Ateneo che è sede d’Esame.
Fatto ciò, possiamo sostenere l’Esame di Stato. C’è una buona notizia: sono previste due sessioni all’anno a cui poter partecipare.

Una volta superato l’esame, inoltre, sarai tenuto al pagamento della tassa regionale sulle abilitazioni a favore dell’ente regionale cui fa capo l’Ateneo presso il quale e stata conseguita la laurea.
L’esame di Stato è composto dalle seguenti prove:

  • ci sono due prove scritte, che riguardano le materie di uno dei tre settori in cui si vuole operare;
  • una prova orale, riguardante la deontologia professionale e le materie trattate nelle prove scritte;
  • una prova pratica, che consiste nella realizzazione di un progetto.

 

Se hai superato brillantemente tutte le prove e superato l’Esame, puoi finalmente esercitare la professione di ingegnere!
Ma aspetta, occorre prima aprire la partita IVA.

 

Partita IVA ingegnere: il regime forfettario conviene davvero?

Aprire la partita IVA può rappresentare un passo importante per un ingegnere, poiché offre numerosi vantaggi sia dal punto di vista economico che professionale.

Innanzitutto, avere la partita IVA garantisce maggiore flessibilità e autonomia nella gestione del proprio lavoro. Avrai la possibilità di scegliere i clienti e di organizzare il tuo orario lavorativo in modo più libero rispetto al lavoro da dipendente. Come libero professionista, potrai servizi specializzati, e spesso ottenere ricavi più alti.

Il regime forfettario rende tutto ancora più conveniente. Questo regime fiscale offre una tassazione agevolata (con un’unica imposta sostitutiva del 15% o addirittura del 5% sul reddito imponibile per i primi 5 anni dell’attività). Inoltre, la gestione contabile e fiscale semplificata riduce i costi del commercialista, e l’assenza dell’IVA ti permette di offrire prezzi più competitivi.

Puoi approfondire leggendo il nostro articolo > Vantaggi del regime forfettario: ecco quando conviene.

 

Requisiti per accedere al regime forfettario

Senza dubbio, il requisito più importante per un ingegnere che vuole operare in regime forfettario è il limite di fatturato incassato che non deve superare 85.000 euro all’anno.

Per accedere a questo regime agevolato bisogna, però, rispettare anche altri requisiti:

  • il tuo reddito percepito da lavoro dipendente o pensione deve essere uguale o inferiore a 35.000 euro lordi nell’anno precedente, oppure la cessazione del rapporto lavorativo deve essere avvenuto entro il 31 dicembre 2024;
  • devi possedere la residenza fiscale in Italia, oppure la residenza in uno stato membro UE o in uno stato aderente all’Accordo Spazio Economico europeo a condizione che il reddito prodotto in Italia sia almeno il 75% del reddito complessivamente prodotto;
  • non devi essere socio di una società di persone (sas o snc), associazione professionale o impresa familiare;
  • non devi svolgere l’attività per la quale è già stato adottato un regime speciale IVA (agricoltura, monopoli di stato, agenzie di viaggi, vendite di beni usati);
  • non devi possedere la maggioranza delle quote e non devi avere controllo indiretto in una srl che opera nel tuo stesso settore;
  • non devi fatturare prevalentemente al tuo datore di lavoro o l’ex datore (per cui hai lavorato dei due anni precedenti)

 

Ti stai chiedendo se è possibile mantenere il tuo lavoro dipendente e contemporaneamente avere una partita IVA forfettaria? Allora devi leggere il nostro articolo dedicato Novità regime forfettario: nuove soglie e requisiti.

 

Inquadramento, codice ATECO e coefficiente di redditività ingegnere

L’inquadramento e il codice ATECO (codice attività) sono le fondamenta per la tua partita IVA. Da questi dipendono i contributi che dovrai versare e l’ammontare delle tasse che dovrai pagare. Un singolo errore potrebbe causarti danni economici e sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Per fare la scelta corretta e vivere tranquillamente, consigliamo di affidarti a un esperto fiscale, come noi di Quickfisco, Commercialista Digitale.

Fortunatamente, però, per gli ingegneri la questione è abbastanza semplice. Essendo iscritto all’Albo professionale, verrai inquadrato come libero professionista con cassa. Dovrai iscriverti a INARCASSA e, versare i relativi contributi (ne parleremo tra poco).

Attenzione però, se sei assoggettato ad altra forma di previdenza obbligatoria (ad esempio, sei anche un lavoratore dipendente) non devi iscriverti ad Inarcassa, ma in Gestione Separata INPS. In questo caso dovrai comunque versare il solo contributo integrativo alla cassa.

Passiamo ora alla scelta del codice ATECO. Per gli ingegneri abbiamo non uno, ma bensì due codici da poter utilizzare, a seconda dell’attività che andrete a svolgere:

  • 71.12.10 – Attività degli studi di ingegneria, che è quello classico se volete fare progettazione o consulenza;
  • 71.12.20 – per servizi di progettazione di ingegneria integrata, se fate progettazioni e consulenze nel campo ingegneristico.

 

ATTENZIONE PER NEO INGEGNERI! Se non sei ancora iscritto all’Albo professionale ma vorresti iniziare il tuo percorso da libero professionista, potrai già aprire la partita iva con il Codice Ateco 74.10.30 – Attività dei disegnatori tecnici e dovrai iscriverti in Gestione Separata INPS. Una volta avvenuta l’iscrizione all’Albo, come abbiamo detto poco fa, dovrai sostituire il codice ATECO con uno di due previsti per ingegnere e procedere con l’iscrizione all’INARCASSA.

 

Regime forfettario ingegnere: tasse e contributi

Tra i costi principali che un ingegnere dovrà sostenere per gestire la partita iva in regime forfettario ci sono le tasse e i contributi ì. Ma non ti preoccupare, vedrai che non è così complicato e oneroso come sembra 😉

 

Contributi per ingegneri con partita iva

I contributi rappresentano i versamenti obbligatori per tutti coloro che hanno la partita iva (anche in regime forfettario), per garantirti una futura pensione. I contributi finanzieranno anche servizi come la maternità, la malattia e il funzionamento dell’Ente di previdenza. Come abbiamo già detto prima, dovrai versare i contributi o all’INARCASSA, o in Gestione Separata INPS (in casi specifici). Vediamo a quanto ammontano a seconda della tua specifica casistica.

 

Contributi Inarcassa per ingegneri in regime forfettario

L’INARCASSA, la cassa di previdenza per ingegneri che operano come liberi professionisti con partita iva, prevede il versamento di tre contributi obbligatori e uno facoltativo. Vediamo quali sono:

  1. Contributo soggettivo, pari al 14,5% del reddito netto sino a 131.100 € per il reddito 2023 da dichiarare nel 2024. È comunque previsto un contributo minimo (una quota fissa prevista che dovrai versare anche in assenza di guadagno) che varia ogni anno in base all’indice annuale ISTAT. Per il 2024 è di 2.695 €. Il contributo soggettivo può essere ridotto, soprattutto per gli iscritti che hanno meno di 35 anni.

L’ammontare di questo contributo può essere dedotto per intero, ovvero scaricato, per abbassare il tuo reddito imponibile e pagare meno tasse.

  1. Contributo soggettivo facoltativo. Si tratta di una contribuzione volontaria che ti offre la possibilità di incrementare il montante contributivo e conseguentemente l’ammontare della tua futura pensione.

L’importo che potrai versare viene calcolato in base ad un’aliquota modulare compresa tra l’1% e l’8,5%, applicata sul reddito netto. Non può essere inferiore a 245 € o superiore a 12.125 € all’anno.

Anche il contributo facoltativo può essere dedotto ai fini fiscali.

  1. Contributo integrativo, pari al 4% del volume di affari IVA prodotto nell’anno solare, al netto delle fatture emesse relative a prestazioni estere. Anche in questo caso è previsto un minimo pari a 815 € annui. Questo contributo si applica come maggiorazione del corrispettivo lordo e può essere inserito in fattura al cliente come rivalsa. ATTENZIONE, l’ammontare di questo contributo NON FA REDDITO e non viene tassato.
  2. Contributo di maternità, questo contributo è destinato alla copertura dell’indennità di maternità erogata a favore delle libere professioniste iscritte all’ente previdenziale e viene determinato annualmente. Per il 2024, si tratta di una quota fissa di 72 €. Puoi dedurre anche questo contributo.

 

Contributi per ingegneri iscritti in Gestione Separata INPS

Se sei invece un ingegnere, che per specifiche ragioni, è iscritto in Gestione Separata INPS, l’ammontare dei tuoi contributi sarà del 26,07% del tuo reddito imponibile (l’aliquota prevista per il 2024), senza un minimo fisso. Ciò significa che, se non hai fatturato nulla, non dovrai versare i contributi previdenziali INPS.

Se hai un lavoro da dipendente, questa aliquota potrebbe essere ridotta al 24%.

In ogni caso, sarai tenut* a versare il contributo integrativo all’Inarcassa rappresentato da una maggiorazione del 4%, ripetibile nei confronti del committente, su tutti i corrispettivi che rientrano nel volume di affari professionale IVA.

 

Quanto paga di tasse un ingegnere con p.iva forfettaria?

Con la partita iva in regime forfettario, puoi dimenticare gli scaglioni IRPEF, addizionali regionali e comunali e IRAP. Come già accennato, si applica un’unica imposta sostitutiva indipendentemente dai tuoi ricavi.

Questa imposta è pari al 15% sul tuo reddito imponibile che si riduce fino al 5% per i primi 5 anni se non hai mai svolto l’attività di ingegnere prima… attenzione, anche da dipendente.

Ma come si determina il tuo reddito imponibile? Attenzione: NON devi calcolare la differenza tra i tuoi ricavi e spese ma applicare il coefficiente di redditività determinato dal tuo codice ATECO.

Per ingegneri con il codice ATECO 71.12.10 il coefficiente di redditività è pari al 78%. Questo significa che verrà tassato solamente il 78% di ciò che fatturi, e il restante 22% verrà considerato come spese per svolgere la tua attività da ingegnere e, di conseguenza, non verrà tassato.

Infine, ricordati che con la partita iva in regime forfettario non puoi dedurre/scaricare alcuna spesa, tranne i contributi previdenziali versati l’anno precedente.

Come si calcolano le tasse?

Allora, immaginiamo che quest’anno tu abbia aperto la partita iva da ingegnere (attività mai svolta prima) e abbia fatturato 30.000 euro.

50.000 x 78% (coefficiente di redditività per ingegneri in regime forfettario) = 39.000 € (il reddito imponibile)

39.000 € x 5% (imposta sostitutiva prevista per i 5 primi anni della tua attività) = 1.950 € (l’ammontare delle tasse)

Su 50.000 € del fatturato, solamente 1.950 € di tasse. Non male questo regime forfettario, vero?

In questo caso non scarichi nulla, perché si tratta del tuo primo anno e non hai ancora versato i contributi.

Ah, ovviamente, se fatturi zero con la tua partita iva forfettaria non dovrai preoccuparti di pagare alcuna tassa.

 

Quanto costa aprire una partita IVA forfettaria per ingegnere?

Il processo di apertura della partita IVA per ingegnere è piuttosto semplice e non richiede spese di pratiche: basta compilare il Modello AA9/12 e trasmetterlo all’Agenzia delle Entrate allegando i seguenti documenti:

  • carta d’identità
  • tessera sanitaria
  • documento che conferma l’iscrizione all’Albo professionale

Bisogna prestare molta attenzione durante la compilazione del modulo, pertanto, è sempre meglio rivolgersi a specialisti qualificati per evitare errori e problemi.

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