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Regime forfettario agenti di commercio: Aliquota e ritenute in fattura

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agenti di commercio

Sei un agente di commercio in regime forfettario? Stai pensando di aprire la partita iva e vuoi sapere se conviene il regime forfettario o magari emigrare in qualche paradiso tropicale?

In questa guida vedremo insieme quali sono le tasse e i contributi che un agente di commercio andrebbe a pagare, e come emettere fattura. Si, ti spieghiamo pure come funzionano le ritenute.

Ma andiamo con ordine.

Agente di commercio: cos’è?

Passiamo alla definizione tipo dizionario Zingarelli. L’agente di commercio è un libero professionista (anche se ormai si fanno chiamare tutti freelance) che lavora come intermediario per conto di una (monomandatario) o più aziende (plurimandatario) su una determinata zona geografica. Il suo scopo è quello di proporre prodotti o servizi, stipulare contratti, trovare nuove clienti e procacciare affari per l’azienda o le aziende per cui ha il mandato.

Regime forfettario agenti di commercio: conviene?

Bella domanda. E la risposta è sempre una: dipende. Per capire la convenienza del regime forfettario, se state pensando di aprire la partita iva come agenti di commercio, dovete innanzitutto tenere presente il limite di fatturato di 85.000. Se si supera, l’anno successivo si passa al regime ordinario.

Altra cosa da tenere a mente è che i costi e l’IVA delle fatture d’acquisto non possono essere portate in detrazione (quindi non potete “scaricare” nulla), proprio perché il regime forfettario attribuisce una percentuale “forfettaria” di abbattimento dei ricavi.

Per sapere se conviene, seguite i paragrafi a seguire che vi daranno un’idea di tutte le tasse e i contributi che un agente di commercio andrebbe a pagare.

Aliquota IRPEF

Nel regime forfettario calcolare l’IRPEF da pagare è semplice: durante la dichiarazione dei redditi, si fa la somma di tutti i ricavi e si moltiplica per il coefficiente di redditività, che in questo caso è del 62%. Il coefficiente dipende dal codice ATECO, che per gli agenti di commercio è 46.19.01. Quindi si prende il 62% dei ricavi e si applica l’aliquota sostitutiva del 15% (il 5% nei primi tre anni di attività). Questo sarà l’importo dell’imposta sostitutiva da pagare.

N.B. l’unico costo deducibile, cioè che abbassa l’imponibile, sono i contributi versati.

Esempio calcolo tasse agente di commercio in regime forfettario

Facciamo finta che un agente di commercio guadagna 50.000 euro nel primo anno di attività (ve lo auguro). Nel corso dell’anno ha pagato 5000 euro di contributi. L’imponibile sarà pari a 50.000 x 62% = 31.000. A questi vanno dedotti i contributi versati, quindi 31.000 – 5000 = 26.000 euro. Essendo nei primi anni di attività, applichiamo l’aliquota del 5% = 1.300 euro. Questo è l’importo da pagare come IRPEF, ma (purtroppo) ci sono anche i contributi da pagare.

Contributi INPS

L’agente di commercio si iscriverà alla gestione artigiani e commercianti. Quella classica. Il problema è che dovrà versare dei contributi fissi, anche se guadagna zero, e aanche dei contributi a percentuale se supera 15.548€ di fatturato. I forfettari usufruiscono di un’agevolazione, cioè possono ridurre i contributi fissi del 35%. Si passerebbe in sostanza dai 3600 euro di contributi annui a 2400 circa. Parliamo quindi di un risparmio di 1200 euro, che sò sordi.

I contributi INPS si versano in quattro rate alle scadenze 16/05, 20/08, 16/11 e 16/02 dell’anno successivo.

Ritenute ENASARCO

Oltre ai contributi INPS, l’agente è soggetto anche ai contributi ENASARCO (per non farsi mancare nulla) pari al 17% dei ricavi. Di questi, metà (8,5%) viene versato dall’azienda “proponente”, l’altra metà viene trattenuta dal compenso dell’agente (quindi in fattura) e versata sempre dall’azienda. Ci sono dei massimali e dei minimali che si possono versare sulla base delle provvigioni fatturate, ma variano a seconda che l’agente lavori solo per un proponente (monomandatario) o per più aziende (plurimandatario). Se è monomandatario il massimale è 6.673, 35€ e il minimale è 878€ (219,50 a rata). Se è plurimandatario c’è un massimale (per singolo rapporto di agenzia) di 4.448,90€ e un minimale di 440€ (110 a rata trimestre).
Comunque c’è un tool che fa il calcolo per sapere esattamente quanto pagare sulla base dei guadagni del trimestre.
Quindi tutti i versamenti verranno fatti dall’azienda, che compilerà la distinta all’interno del sito di ENASARCO e farà i versamenti alle scadenze 20/05, 20/08, 20/11, 20/02.
L’agente subisce solo la ritenuta dell’ 8,5% in fattura.

FIRR

Infine c’è il FIRR, che è una sorta di TFR per gli agenti di commercio. Anche in questo caso viene versato dall’azienda entro il 31/03 per l’anno precedente e liquidato all’agente nel caso in cui il mandato finisca. Ovviamente più dura il rapporto, più sarà alto l’importo di questa liquidazione.

Fattura agente di commercio forfettario: come compilarla?

La fattura per gli agenti di commercio in regime forfettario è più semplice rispetto a quelli in regime ordinario o semplificato. Questo perché non si addebita l’iva e non si applica la ritenuta IRPEF del 23% sul 50% dell’imponibile. Esatto, i forfettari non subiscono ritenute IRPEF. Quindi ecco come verrebbe:

  • Provvigione 1000€
  • IVA esente (N2.2 del tracciato della fattura elettronica)
  • Totale fattura 1000€
  • Ritenuta ENASARCO (8,5%) – 85€
  • Netto da pagare 915€

Quindi l’agente subisce solo la ritenuta dell’8,5% che l’azienda mandataria trattiene dalla fattura e verserà insieme all’altro 8,5% a carico suo alla gestione ENASARCO.

Agente di commercio forfettario: consigli

Se stai pensando di aprire partita iva come agente di commercio, e prevedi di fatturare meno di 65.000 euro all’anno, il regime forfettario è perfetto per te, almeno per iniziare.

Anche se svogli questa attività da tempo, la normativa è sempre un casino e non si capisce mai cosa si deve pagare e a chi.

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Tu rilassati e pensa a fatturare, al resto ci pensiamo noi 😉

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