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Calcolo acconti e saldo Regime Forfettario: scadenze ed esempi

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acconti regime forfettario

Il regime forfettario è sicuramente il più semplice per gestire la tua attività, tranne se lavori in nero, ma questa è un’altra storia. Ogni tanto però chiama il commercialista e dice che ci sono gli acconti da pagare. Ma che sono ‘sti acconti? Quindi si pagano anche nel regime forfettario?

Cerchiamo di spiegarla facile facile.

Il calcolo delle tasse nel regime forfettario è abbastanza semplice, un po’ più complicato è capire come pagarle. Considera che in fase di dichiarazione dei redditi si paga il saldo di quanto dovuto nell’anno precedente, ma anche un acconto per l’anno successivo. Diciamo che l’agenzia delle entrate ragiona un po’ come quei locali dove appendono la scritta “per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”, e anche se non sa esattamente quanto pagherai, chiede già un acconto per l’imposta sostitutiva della prossima dichiarazione dei redditi.

Acconti regime forfettario: quando si pagano?

Quindi anche i contribuenti in regime forfettario sono tenuti al pagamento degli acconti in fase di dichiarazione dei redditi.

Quest’anno la scadenza per il pagamento del saldo del 2021 è stata il 30/06/22, ma alla stessa data andava versato anche il primo acconto per il 2022. Le tasse pagate in questa fase possono essere rateizzate, fino ad un massimo di 6 rate mensili, pagando una piccola percentuale di interessi.

Al 30 novembre, arriva la seconda botta di acconti, ma a differenza della prima questa non può essere rateizzata e si paga in un’unica soluzione.

Nel seguente schema, abbiamo cercato di rappresentare cosa si paga per ad ogni scadenza, in base al periodo di riferimento.

Quindi diciamo che in sede di dichiarazione si vede effettivamente l’imposta sostitutiva dovuta sulla base delle fatture incassate, ma a questo bisogna sottrarre tutti gli acconti effettuati, così si ottiene il saldo, che può essere a debito o a credito.calcolo acconti scadenze

Casi particolari ed esonero acconti

Prima di andare avanti c’è da ricordare che se nel quadro LM42 della dichiarazione dei redditi c’è un importo inferiore a 52 euro, si è esonerati dal versamento degli acconti.

Se l’importo di questo quadro è compreso tra 52 e 258 euro, occorre versare gli acconti ma in un’unica soluzione al 30/11.

Per importi più alti, si versano il primo acconto (che può essere rateizzato) e il secondo acconto (che non può essere rateizzato) come spiegato nello schemino sopra.

E per il primo anno di attività?

Il primo anno diciamo che arriva la mazzata. Questo perché in sede di dichiarazione pago l’imposta sostitutiva per intero, ma anche l’acconto per l’anno successivo. Ovviamente in questo caso non avrò acconti precedenti che alleggeriscono il saldo.

Ovviamente questo succede solo il primo anno, poi ci si allinea, poiché ogni anno pago gli acconti per l’anno successivo, ma il saldo è depurato degli acconti versati l’anno prima.

Codice tributo acconti e saldo

Come si pagano quindi sti acconti? Ovviamente col simpaticissimo modello F24.

In particolare con il codice tributo 1790 si paga il primo acconto dell’imposta sostitutiva, col codice 1791 si paga il secondo acconto di novembre, infine col 1792 si paga il saldo.

E poi ci sono i contributi. Chi è iscritto alla Gestione Separata INPS versa gli acconti e il saldo col codice tributo PXX, alle stesse scadenze.

In questo modo, quando vi arriva l’F24 da pagare, sapete finalmente che cosa state pagando.

Ora è da capire se gli importi sono corretti. Vediamo insieme come fare i calcoli.

Calcolo acconti: metodi ed esempi

Abbiamo due diversi metodi per calcolare gli acconti: storico e previsionale. La cosa buona è che potete scegliere quello che vi pare, anzi, quello più conveniente per voi.

La super piattaforma di QuickFisco è stata potenziata, e adesso vi permette di fare anche il calcolo delle tasse e degli acconti da pagare, dopo aver indicato alcune informazioni come spiegato nella guida dedicata.

Ma come vedere se conviene il calcolo degli acconti col metodo storico o col previsionale?

Vediamo insieme le differenze, con alcuni esempi.

Metodo storico

Il metodo storico prende come riferimento il risultato dell’anno precedente. Ma facciamo un esempio di un professionista iscritto alla gestione separata, e a nessun’altra forma pensionistica:

Facciamo finta che nel 2021 il nostro professionista ha fatturato 10 mila euro. Su questo importo moltiplico il coefficiente di redditività del 78% e ottengo 7800 euro di imponibile. Su questa applico l’aliquota del 15% e ottengo 1170 euro. Questa è l’imposta sostitutiva che paga per l’anno 2021, come saldo.

Col metodo storico considero questi 1170 euro come importo totale dell’acconto per il 2022. Quindi lo divido in due: 585 euro si versano il 30/06/22 e l’altra metà il 30/11/2022. Questa si andrà poi a scomputare nel saldo del 2022.

Il calcolo della Gestione Separata, invece, è ancora più semplice: si prende il fatturato dell’anno precedente e si applica il 26,23%. Quindi 10.000 x 26,23% = 2623 euro, cioè il saldo del 2021. Per il calcolo degli acconti, col metodo storico, prendo l’80% dei contributi versati l’anno precedente, e si divide in due. Le scadenze sono le stesse. Quindi 2623 x 80% = 2098,40, di cui 1049 si pagano al 30/06/2022, e l’altra metà al 30/11/2022.

Diciamo che questo è il metodo più sicuro, perché non pagherò sanzioni, come potrebbe avvenire col metodo previsionale. E’ ideale se pensate di fatturare come l’anno scorso o di più (che è quello che ti auguriamo).

Metodo previsionale

Col metodo previsionale, invece, non si tiene conto del fatturato dell’anno precedente. Si tiene conto del fatturato che “prevedo” di fare durante l’anno. Il calcolo è lo stesso, cambia solo l’importo del fatturato su cui calcolo l’imponibile.

Quindi il nostro professionista che nel 2021 ha fatturato 10k, nel 2022 pensa di farne solo 7500. Facendo il calcolo di prima cioè 7500 x 78% = 5850 di imponibile. 5850 euro x 15% = 877,50 di acconti. Se avessi applicato il metodo storico, come nell’esempio di prima, avrei pagato 1170 euro, quindi 292,50 euro in più.

Facciamo anche il calcolo dei contributi INPS: 7500 x 26,23% = 1967,25. Si prende sempre l’80%, quindi 1574 e si divide in due, 787 al primo acconto, e altrettanti al 30/11. Anche in questo caso è inferiore al calcolo col metodo storico.

Questa operazione può risultare complicata, soprattutto nella prima scadenza del 30/06, dove dovrei prevedere i ricavi di tutto l’anno. Il consiglio semmai è quello di pagare il primo acconto col metodo storico, poi raddrizzare il tiro col metodo previsionale al 30/11, se conveniente.

Si, perché sono libero di scegliere il metodo di calcolo, ma se scelgo il previsionale e fatturo di più rispetto a quello che avevo previsto, devo pagare una sanzione del 30% sull’imposta non versata, che eventualmente si può ravvedere.

Diciamo che il metodo previsionale è conveniente solo se sono abbastanza certo di quanto fatturerò nell’anno in corso, e se è sicuramente meno rispetto all’anno scorso.

Calcolo saldo imposta sostitutiva regime forfettario

Quindi poi per la dichiarazione dei redditi facciamo i conti (che è più o meno quello che dice mia moglie quando siamo fuori).

Prendiamo il fatturato dell’anno precedente e calcoliamo l’imposta sostitutiva e i contributi INPS da pagare, come abbiamo visto prima o come spiegato ancora meglio nell’articolo dedicato. A questo importo togliamo tutti gli acconti pagati e avremo l’importo del saldo da pagare.

Acconti regime forfettario: come procedere?

Speriamo di averti spiegato nel modo più chiaro possibile la gestione degli acconti nel regime forfettario, e se hai già provato il nostro calcolatore di imposte, ora sai il significato di tutti quei numeretti da pagare.

Per qualsiasi dubbio scrivici e un consulente ti risponderà prima possibile.

Tu rilassati e pensa a fatturare, al resto ci pensiamo noi 😉

 

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