Il regime forfettario è sicuramente il più semplice per gestire la tua attività, tranne se lavori in nero, ma questa è un’altra storia. Ogni tanto però chiama il commercialista e dice che ci sono gli acconti da pagare. Ma che sono ‘sti acconti? Qual è il calcolo acconti nel regime forfettario?
Cerchiamo di spiegarla facile facile.
Il calcolo delle tasse nel regime forfettario è abbastanza semplice, un po’ più complicato è capire come pagarle. Considera che in fase di dichiarazione dei redditi si paga il saldo di quanto dovuto nell’anno precedente, ma anche un acconto per l’anno successivo. Diciamo che l’agenzia delle entrate ragiona un po’ come quei locali dove appendono la scritta “per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”, e anche se non sa esattamente quanto pagherai, chiede già un acconto per l’imposta sostitutiva della prossima dichiarazione dei redditi.
Acconti regime forfettario: quando si pagano?
Quindi anche i contribuenti in regime forfettario sono tenuti al pagamento degli acconti in fase di dichiarazione dei redditi.
Quest’anno la scadenza per il pagamento del saldo del 2023 è prevista il 30/06/24 (salvo future proroghe riservate ai titolari di Partita IVA e anche ai forfettari), ma alla stessa data andrà versato anche il primo acconto per il 2024. Le tasse pagate in questa fase possono essere rateizzate, fino ad un massimo di 6 rate mensili, pagando una piccola percentuale di interessi.
Al 30 novembre, arriverà la seconda botta di acconti. Generalmente il secondo acconto si versa in un’unica soluzione.
Quindi, diciamo che ogni anno, con la dichiarazione dovrai pagare le imposte a titolo di saldo sulla base delle fatture emesse ed incassate nell’anno di riferimento. Il saldo tiene conto degli acconti che hai già versato in sede di dichiarazione dell’anno precedente e può essere a credito o a debito.
Nel seguente schema, abbiamo cercato di rappresentare cosa si paga ad ogni scadenza, in base al periodo di riferimento.
Casi particolari ed esonero acconti
Prima di andare avanti c’è da ricordare che se nel quadro LM42 della dichiarazione dei redditi c’è un importo inferiore a 52 euro, si è esonerati dal versamento degli acconti.
Se l’importo di questo quadro è compreso tra 52 e 258 euro, occorre versare gli acconti ma in un’unica soluzione al 30/11.
Per importi più alti, si versano il primo acconto e il secondo acconto come spiegato nello schemino sopra.
E per il primo anno di attività?
Per il primo anno diciamo che arriva la mazzata. Questo perché in sede di dichiarazione pago l’imposta sostitutiva per intero, ma anche l’acconto per l’anno successivo. Ovviamente in questo caso non avrò acconti precedenti che alleggeriscono il saldo.
Ovviamente questo succede solo per il primo anno, poi ci si allinea, poiché ogni anno pago gli acconti per l’anno successivo, ma il saldo è depurato degli acconti versati l’anno prima.
Codice tributo acconti e saldo regime forfettario
Come si pagano quindi ‘sti acconti? Ovviamente col simpaticissimo modello F24.
In particolare, con il codice tributo 1790 si paga il primo acconto dell’imposta sostitutiva, col codice 1791 si paga il secondo acconto di novembre, infine col 1792 si paga il saldo.
E poi ci sono i contributi. Chi è iscritto alla Gestione Separata INPS versa gli acconti e il saldo col codice tributo PXX, alle stesse scadenze.
In questo modo, quando vi arriva l’F24 da pagare, sapete finalmente che cosa state pagando.
Ora è da capire se gli importi sono corretti. Vediamo insieme come fare i calcoli.
Calcolo acconti regime forfettario: metodi ed esempi
Abbiamo due diversi metodi per fare un calcolo degli acconti nel regime forfettario: storico e previsionale.
La super piattaforma di Quickfisco è stata potenziata, e adesso vi permette di fare anche il calcolo delle tasse e degli acconti da pagare, dopo aver indicato alcune informazioni come spiegato nella guida dedicata.
Ma come vedere se conviene il calcolo degli acconti col metodo storico o col previsionale?
Vediamo insieme le differenze, con alcuni esempi.
Calcolo acconti regime forfettario con il metodo storico
Il metodo storico prende come riferimento il risultato dell’anno precedente. Ma facciamo un esempio di un professionista iscritto alla gestione separata, e a nessun’altra forma pensionistica:
Facciamo finta che nel 2023 il nostro professionista ha fatturato 10 mila euro. Su questo importo moltiplico il coefficiente di redditività del 78% e ottengo 7800 euro di imponibile. Su questa applico l’aliquota del 15% e ottengo 1170 euro. Questa è l’imposta sostitutiva che paga per l’anno 2023, come saldo.
Col metodo storico considero questi 1170 euro come importo totale dell’acconto per il 2024. Quindi lo divido in due: 585 euro si versano il 30/06/24 e l’altra metà il 30/11/2024. Questa si andrà poi a scomputare nel saldo del 2024 (con la dichiarazione dei redditi che farà nel 2025)
Il calcolo della Gestione Separata, invece, è ancora più semplice: si prende il reddito imponibile lordo e si applica l’aliquota determinata dall’INPS. Quindi 7800 x 26,07% = 2033 euro, cioè il saldo del 2023. Per il calcolo degli acconti, col metodo storico, prendo l’80% dei contributi dovuti a titolo di saldo, e si divide in due. Le scadenze sono le stesse. Quindi 2033 x 80% = 1626,40 /2 di cui 813,20 si pagano al 30/06/2024, e l’altra metà al 30/11/2024.
Diciamo che questo è il metodo più sicuro, perché non pagherò sanzioni, come potrebbe avvenire col metodo previsionale. È ideale se pensate di fatturare come l’anno scorso o di più (che è quello che ti auguriamo).
Metodo previsionale
Col metodo previsionale, invece, non si tiene conto del fatturato dell’anno precedente. Si tiene conto del fatturato che “prevedo” di realizzare durante l’anno. Il calcolo è lo stesso, cambia solo l’importo del fatturato su cui calcolo l’imponibile.
Quindi il nostro professionista che nel 2023 ha fatturato 10k, nel 2024 pensa di incassare solo 7500. Facendo il calcolo di prima cioè 7500 x 78% = 5850 euro di imponibile. 5850 euro x 15% = 877,50 di acconti.
Se avessi applicato il metodo storico, come nell’esempio di prima, avrei pagato 1170 euro, quindi 292,50 euro in più.
Facciamo anche il calcolo dei contributi INPS: 5850 x 26,07% = 1525 euro. Si prende sempre l’80%, quindi 1220 euro e si divide in due, 610 euro al primo acconto, e altrettanti al 30/11. Anche in questo caso è inferiore al calcolo col metodo storico.
Questa operazione può risultare complicata, soprattutto nella prima scadenza del 30/06, dove dovrei prevedere i ricavi di tutto l’anno. Il consiglio semmai è quello di pagare il primo acconto col metodo storico, poi raddrizzare il tiro col metodo previsionale al 30/11, se conveniente.
Si, perché sono libero di scegliere il metodo di calcolo, ma se scelgo il previsionale e fatturo di più rispetto a quello che avevo previsto, dovrò pagare una sanzione del 30% sull’imposta non versata, che eventualmente si può ravvedere.
Diciamo che il metodo previsionale è conveniente solo se sono abbastanza certo di quanto fatturerò nell’anno in corso, e se è sicuramente meno rispetto all’anno precedente.
Calcolo saldo imposta sostitutiva regime forfettario
Quindi poi per la dichiarazione dei redditi facciamo i conti (che è più o meno quello che dice mia moglie quando siamo fuori).
Prendiamo il fatturato dell’anno precedente e calcoliamo l’imposta sostitutiva e i contributi INPS da pagare, come abbiamo visto prima o come spiegato ancora meglio nell’articolo dedicato. A questo importo togliamo tutti gli acconti pagati e otterremo il saldo da pagare.
Acconti regime forfettario: come procedere?
Speriamo di averti spiegato nel modo più chiaro possibile la gestione degli acconti nel regime forfettario, e se hai già provato il nostro calcolatore di imposte, ora sai il significato di tutti quei numeretti da pagare.
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Tu rilassati e pensa a fatturare, al resto ci pensiamo noi!