Quando si parla di regime forfettario si pensa subito alle agevolazioni previste per quelle partite IVA che fatturano meno di 85.000 euro l’anno. Addirittura per i primi anni la tassazione è ulteriormente ridotta rispetto al solito, ma questo riguarda solo l’imposta sostitutiva IRPEF. Nessuno parla mai dei contributi, tipo quelli della gestione separata INPS. Eh si, ci sono anche quelli.
Oggi spieghiamo cosa sono i contributi, a quali casse previdenziali può iscriversi un contribuente in regime forfettario, e come avviene il calcolo dei contributi nella gestione separata INPS, con qualche esempio.
Contributi previdenziali Regime forfettario
Ma cosa sono i contributi previdenziali? Sono quelli che si pagano per avere una pensione in futuro(?). Che arriveremo o meno alla pensione poco importa: i contributi sono obbligatori, e così come avviene per le tasse anche questi vanno pagati.
Esistono diverse casse previdenziali a cui versare i contributi: l’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) è solo una di queste. A differenza dei dipendenti che subiscono alla fonte le ritenute di contributi, versati all’INPS dal datore di lavoro, per i lavoratori autonomi la storia è un po’ diversa. In base alla professione e all’attività svolta occorre iscriversi alla cassa di previdenza di appartenenza.
Artigiani e commercianti
Coloro che non svolgono attività professionali e si configurano come imprenditori devono iscriversi alla Camera di Commercio (CCIAA) e versare i contributi alla gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS.
Il problema di questa cassa è che vi sono dei contributi fissi da pagare annualmente, indipendentemente dal reddito percepito. A differenza dell’imposta sostitutiva che si calcola in percentuale rispetto ai ricavi, i contributi fissi della gestione artigiani e commercianti partono da un importo fisso (contributi sul minimale) e se si superano determinate soglie di reddito si pagano pure i contributi a percentuale.
Questi contributi fissi sono all’incirca 4000 euro l’anno, dipendono dall’età del contribuente e se siamo iscritti come artigiani o commercianti, ma anche se non guadagno una lira sono tenuto a versarli.
Di contro possiamo dire che è previsto un abbattimento del 35% per i contribuenti in regime forfettario, ma per chi guadagna poco o nulla sono sempre una mazzata.
Casse private e professionali
Esistono professioni, tipo i commercialisti, medici, avvocati, ingegneri o psicologi, che non versano i propri contributi previdenziali all’INPS ma a delle casse specifiche della propria professione.
Ogni cassa ha le proprie regole, ma quasi tutte hanno un contributo obbligatorio calcolato sulla base del reddito prodotto, un contributo integrativo che viene addebitato dal professionista al cliente in ogni fattura e che poi questi verserà alla cassa, e un contributo maternità destinato a finanziare la maternità/paternità dei colleghi iscritti alla cassa.
Gestione separata
Ma quindi chi deve iscriversi alla gestione separata? Semplice: tutti gli altri. In sostanza la Gestione Separata INPS è dedicata a quei professionisti e lavoratori autonomi che non sono iscritti alla Camera di commercio (quindi non sono né artigiani né commercianti) e che non hanno una cassa previdenziale dedicata.
Entro 30 giorni dall’inizio dell’attività ci si deve iscrivere, ma per questo (se vuoi) ti aiutiamo noi di QuickFisco 🙂
Calcolo gestione separata INPS
Ma come avviene il calcolo dei contributi da versare nella Gestione Separata? A differenza di quanto abbiamo detto per quelli della Gestione Artigiani e Commercianti, per questi non sono previsti dei contributi fissi, ma sono pari al 26,23% del reddito imponibile, cioè quello calcolato in base al coefficiente di redditività.
Quindi tutto dipende da quanto si guadagna, il che è perfetto per chi ha un ricavi basso o ricavi a zero.
Scadenze versamento Gestione Separata
Ma quando si pagano i contributi della gestione separata?
Entro il 30 giugno di ogni anno si paga il saldo dell’anno precedente e il primo acconto per l’anno in corso, mentre entro il 30 novembre si paga il secondo acconto sempre per l’anno in corso.
Si paga sempre col classico F24 indicando il codice tributo PXX. Se il versamento è a rate si usa il codice PXXR e il DPPI per gli interessi.
Esempio calcolo contributi Gestione separata Inps
Ora che abbiamo chiarito come funziona, facciamo due conti.
Facciamo finta di essere di essere un social media account manager seo specialist e chi più ne ha più ne metta, uno di quei freelance che ti trovi nei bar per scroccare il wifi. Facciamo anche finta che abbia aperto l’attività da meno di 5 anni con un bel codice attività 73.11.02 e che l’anno scorso abbia fatturato 10.000 euro.
Prima di tutto calcoliamo il reddito imponibile lordo, moltiplicando semplicemente i 10mila euro per il coefficiente di redditività. In base al suo codice attività, il coefficiente del nostro amico sarà del 78%, quindi 10.000 x 78% = 7800 euro.
I contributi da versare alla gestione separata saranno allora 7800 euro x 26,23%, cioè 2045,94 euro. Se fosse iscritto alla gestione artigiani e commercianti sarebbero almeno il doppio.
Visto che ho la calcolatrice in mano calcoliamo anche il reddito imponibile al netto di questi contributi (si, sono deducibili). Quindi 7800 – 2045,94 = 5754,06. Su questi applichiamo l’aliquota agevolata del 5% e otteniamo 287,70 euro di imposta sostitutiva IRPEF da pagare.
Quindi tra tasse e contributi il nostro amico freelance pagherà 2333,64 euro a fronte di 10.000 euro di ricavi.
Niente male ‘sto regime forfettario.
Contributi regime forfettario: Come calcolarli?
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